Nel 1925, il primo a teorizzare l’idea che le scimmie fossero in grado di esprimersi e comunicare con gli esseri umani fu lo psicologo statunitense Robert Yerkes.

Le sue teorie si basavano principalmente sul fatto che le grandi scimmie come i gorilla, i bonobo, gli scimpanzé e gli oranghi fossero ominidi e nostri predecessori appartenenti alla stirpe dell’homo sapiens. La loro appartenenza a questa grande famiglia, quindi, poteva condurli ad apprendere alcune delle nostre capacità.

Uno degli esempi della possibilità di questa teoria è stata Washoe, una scimpanzé nata nel 1965 e deceduta nel 2007.

Grazie a lei venne creato il “Progetto Washoe” che prese il nome dalla Contea di Washoe, nel Nevada, dove si trovava l’università che lo creò.

Washoe, durante la sua vita, imparò oltre 250 segni che si collegavano a parole simili a quelle dell’American Sign Language utilizzata dai sordomuti americani. Proprio questo linguaggio, infatti, è stato utilizzato nella maggior parte dei casi per comunicare con le scimmie.

La scimpanzé trasmise parte delle sue conoscenze a Loulis, una delle sue figlie.

Washoe utilizzava i segni principalmente per esprimere richieste elementari come il cibo, ma era anche in grado di utilizzare il segno “more”, “di più”, insieme ad altri per esprimere concetti lievemente più complessi.

Molti scienziati, scettici al riguardo, l’hanno messa alla prova. Erano convinti, infatti, che l’animale imitasse semplicemente le mosse dei suoi istruttori per compiacerli. Per provare il contrario, quindi, hanno provato ad ottenere gli stessi risultati in più contesti e con diverse persone, per verificare la spontaneità dell’animale.

Altri scienziati, invece, hanno provato ad insegnare gli stessi segni ad altri esemplari di scimmie, ma anche ad altri mammiferi ed alcuni uccelli, non sempre ottenendo i risultati sperati.

Kanzi (in swahili vuol dire “tesoro”) è un bonobo maschio nato nel 1980.

Da piccolo fu affidato alla femmina più dominante del suo gruppo ed assisteva ai momenti in cui alcuni ricercatori le insegnavano a comunicare, senza però dimostrare interesse.

I ricercatori le insegnavano a comunicare attraverso lessigrammi (simboli astratti per esprimere parole) attraverso una tastiera collegata ad un computer.

Un giorno, con grande sorpresa, Kanzi utilizzò spontaneamente il macchinario e da allora è divenuto il primo bonobo e la più grande scimmia antropomorfa ad esprimersi senza aver avuto un addestramento diretto.

Ad oggi comprende più di 500 parole in inglese parlato ed anche alcuni espressioni grammaticali più complesse. A volte è riuscito anche ad articolare alcune parole comprensibili, ed è straordinario considerando che le scimmie solitamente non sono in grado di pronunciare le consonanti.

Kanzi si diverte anche a giocare a Pac Man, a caricare i suoi film preferiti in un videoregistratore e una volta ha anche suonato con Paul McCartney e Peter Gabriel.

Lo scorso anno è morto Chantek, un orango nato nel 1977. Il suo nome in malese e in indonesiano vuol dire “adorabile” o “bello”.

Nel 1978 aveva iniziato l’apprendimento di alcuni segni base, ma aveva anche imparato azioni “umane” come riordinare i suoi giocattoli o simulare un acquisto attraverso monete finte.

Riusciva a comprendere 150 segni e aveva un senso molto sviluppato riguardo al denaro e al lavoro. Inoltre aveva sviluppato qualità molto rare e particolari come l’auto-riconoscimento allo specchio, la capacità di problem solving e quella di ricollegarsi ad eventi passati. Aveva un carattere molto timido e silenzioso e sapeva anche mentire, per questo era stato definito “possessore di personalità”.

Nell’istituto di ricerca aveva inoltre imparato a dipingere, ad incastonare perle e a costruire piccoli oggetti e, anche se non li ha mai ricevuti, sapeva chiedere caramelle, cheeseburger, soda o gelati.

Un giorno però era scappato da un recenti ed aveva inseguito una studentessa, quindi venne rinchiuso in un piccolo recinto. Furono anni duri per Chantek perché prese molto peso a causa di una forte depressione. Fortunatamente, nel 1997 lo zoo di Atlanta gli offrì un santuario in cui poteva almeno oscillare fra gli alberi.

In suo onore venne creato il “Progetto Chantek” al fine di studiare meglio il comportamente degli orangutan attraverso i fondi della Fondazione Chantek. Quest’ultima, inoltre, era un membro di ApeNet, un angolo di internet creato per la comunicazione fra queste specie, ma il progetto venne presto annullato.

La “Gorilla Foundation” è un’altra fondazione che si occupa di insegnare dei metodi comunicativi alle scimmie non solo come indagine scientifica, ma anche per rendere più semplice la vita di questi animali.

Tra questi vi era Koko, un gorilla femmina famoso in tutto il pianeta, morto lo scorso 19 giugno alla veneranda età di 47 anni.

Aveva vissuto gran parte della sua vita in California, nelle riserve della Gorilla Foundation,

Penny Patterson, la sua istruttrice, l’aveva conosciuta durante il suo dottorato di ricerca già malata e le venne affidata Koko dallo zoo.

Koko ha vissuto anche insieme ad altri due gorilla maschi che erano in grado di comunicare con i segni, ma lei era senza dubbio la migliore.

A 2 anni aveva già imparato 80 parole ma, durante la sua vita, riusciva a comunicarne oltre 1000 e comprenderne più di 2000. A 19 ani aveva superato il test dell’auto-riconoscimento allo specchio.

Inoltre aveva anche combinato semplici concetti tra loro per crearne altri. Ad esempio, aveva unito “braccialetto” a “dito” per creare il concetto di “anello”.

Sapeva comprendere l’umorismo ed esprimere le sue emozioni. Una volta aveva espresso il desiderio di avere un gatto per amico e, quando ne ha ricevuto uno finto, ha espresso tutta la sua tristezza. Ma è stata felicissima quando ne ha ricevuto uno vero per il suo compleanno e lo ha accudito con molta cura e amore.

Le sue abilità l’avevano resa molto famosa, tanto che il National Geographic le ha dedicato alcune delle sue copertine. Molti ricercatori però, erano convinti che non fosse reale, in quanto comunicava solo con la sua istruttrice e solo concetti semplici.

Le teorie dello psicologo Robert Yerkes hanno da sempre creato disaccordi fra i ricercatori. Molti credono che questi animali non possano parlare perché il loro apparato vocale non lo permetterà mai. Anzi, ritengono che i loro segni siano solo tentativi di imitare e compiacere gli umani. Altri invece credono che sia possibile mettere in comunicazione le scimmie tra di loro e con gli esseri umani. Una cosa è certa: le loro abilità sono straordinarie e dimostrano quanto le scimmie siano affini alla nostra specie.

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Riguardo l'autore

Mariarosaria Guido

Ventunenne, appassionata di musica, arte e ancor prima della scrittura. Ha studiato violino per circa dieci anni e si è diplomata al Liceo Artistico. Vanta numerose partecipazioni e qualche vittoria in altrettanti concorsi di poesia. "I sogni camminano" è il suo romanzo d'esordio nel 2019. Le piace indagare e approfondire senza fermarsi alle apparenze, stare all’aria aperta e preferisce il vintage al post-modernismo.

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