Aeham Ahmad, classe 1988, è un rifugiato politico che oggi vive nella cittadina tedesca di Wiesbaden ma che in passato ha usato la sua musica come arma, contro la guerra in Siria.

Come molti rifugiati ha purtroppo alle spalle una storia difficile iniziata a Yarmouk, un campo profughi palestinese, alla periferia di Damasco. È proprio lì che il giovane pianista siriano è cresciuto e si è avvicinato alla musica classica, arrivando a diplomarsi al Conservatorio.

Purtroppo lì ha anche conosciuto la violenza della guerra, alla quale ha reagito portando il suo pianoforte per le strade, tra le macerie. Suonando le sue composizioni e cantando e facendosi accompagnare dal padre al violino.

Ha così elevato la musica ad arma contro il terrore.

Un giorno è stato però costretto a smettere: i miliziani dell’Isis hanno incendiato il suo amato strumento musicale e ammazzato un bambino che stava assistendo alla sua esibizione. Da quel momento Ahmad fuggì, percorrendo la rotta balcanica, come migliaia di altri migranti. Aiutato da un giornalista tedesco, che gli ha spedito il denaro per il viaggio, oggi vive a circa trenta chilometri da Francoforte.Il suo destino è fortemente cambiato, grazie ai video dei suoi concerti nel campo di Yarmouk che hanno fatto il giro del mondo.

Lui oggi è un’altra persona, è un pianista di professione.

Nell’agosto 2016 ha pubblicato il suo primo disco – Music For Hope – costituito da una ventina di tracce che raccontano il dramma della guerra in Siria, fondendo la musica classica con il canto arabo. Entro la fine del 2017 ha ancora pubblicato un album e un’autobiografia, tenendo nel frattempo un grande tour in Italia. Aeham Ahmad non dimentica l’impegno pacifista. «Per un periodo sono stato in dormitorio. Ora abito in un appartamento con mia moglie e i miei figli. Non ero riuscito a portarli con me, ma finalmente mi hanno raggiunto» confida.

È un bel momento per me, ma restano la tristezza e la preoccupazione.

Per questo Aeham Ahmad non si limita a suonare solo nei teatri. Nonostante lì guadagni dei soldi per la sua famiglia, Aeham Ahmad non smette di fare concerti gratuiti per strada, per la gente. Ha portato la sua musica un po’ dappertutto e afferma che è importante portare avanti i concerti gratuiti per diversi motivi. Prova a spiegare: «Ci sono tanti rifugiati che vivono in condizioni difficili, ad esempio in campi affollati; non parlano la lingua del Paese in cui si trovano, per cui faticano a integrarsi e a trovare un’occupazione.

Con la mia musica cerco di regalare loro dei momenti di gioia, il mio obiettivo è farli sorridere.

“Sono inoltre convinto che la musica possa essere uno strumento utile per fare in modo che si continui a parlare della guerra in Siria, ma anche per stimolare un dialogo, per creare un ponte tra i popoli, tra chi è più fortunato e chi non lo è”.

Nel 2015, per il suo impegno in favore dei diritti umani, Aeham  Ahmad ha ricevuto il Premio Beethoven:

Ero così felice quando ho ricevuto la notizia. Beethoven era un genio, ha rivoluzionato il mondo della musica, lo amo da sempre!

Vuoi ricevere anche tu le buone notizie di epeira.it? Unisciti agli altri 80 iscritti. Ti manderemo una mail a settimana con una accurata selezione di buone notizie.

Riguardo l'autore

Rita Stefano

Nasce prima del previsto perché la cicogna non vedeva l'ora di atterrare. E' una ragazza alla mano, simpatica e solare; riesce a trovare il lato positivo in ogni cosa. Non ha peli sulla lingua e perciò schietta e diretta, spesso con il rischio di sembrare inopportuna. Frequenta il Liceo e il Conservatorio. Le sue giornate vengono scandite dal suono del pianoforte, al quale corrisponde un'emozione per ciascun tasto. Ama le lingue, viaggiare e fotografare i momenti più belli.

Scrivi un Commento

4 × 1 =